Melkor
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Primo ingresso in Numenor: 2002-07-09
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...ho scritto questo racconto (senza molte pretese) un paio d' anni fà , in seguito a una serata etilica conclusasi alle 5 del mattino in una discussione con amici sull' essenza dell' universo, e su un progetto software... (frase dalla costruzione infelice)... vi consiglio di rileggerlo un paio di volte perchè é un po' incasinato a causa di certi cambi di soggetto e di scena... Stava mangiando un panino al salame quando arrivò. L' omino si era bloccato con lo spuntino in bocca e lo fissava da sopra gli occhiali con aria stupefatta. Certo una cosa del genere non gli era mai capitata. L' altro, ancora più sorpreso, scrutò lo strano ambiente come se volesse averne una fotografia mnemonica, giunse con lo sguardo su quello che mangiava il panino e trasalì. Realizzò in quel momento che non era dove avrebbe dovuto essere, o meglio, era esattamente dove uno si sarebbe aspettato di finire, solo non in quel modo però. " Come ci sei arrivato qui, tu?" Il " tu" somigliava un po' a quello del Brucaliffo di " Alice nel Paese delle Meraviglie" , ci si sarebbe aspettati di vederlo inserito in una nuvola evanescente di fumo. Ma al posto del narghilé c' era un panino al salame, e una fetta di insaccato fluttuante non avrebbe mai avuto la stessa grazia, nemmeno se tagliata sottilissima. Non giunse alcuna risposta: l' ospite sembrava in trance. Gli era rimasto impresso nella memoria il momento in cui le cose avevano iniziato ad andare a rotoli... per la precisione l' attimo in cui aveva premuto il pulsante. La CPU aveva emesso un suono sinistro e lo schermo invece di illuminarsi era imploso fino a svanire nel nulla, tra il cigolìo della plastica e lo stridore del vetro. A seguire lo stesso destino fu la tastiera. Il pubblico era pietrificato. Il silenzio venne rotto solo dal tonfo dei microfoni che cadevano di mano ai cronisti; dopo il mouse e la stampante, ai tonfi dei microfoni s' era sostituito il muggito di terrore del pubblico che scendeva disordinatamente le gradinate dello studio televisivo. Non era normale che un PC facesse svanire nel nulla le proprie periferiche per poi seguirle, ma la cosa più preoccupante di tutte era che, dopo l' implosione dell' apparecchio, gli facesse seguito la scrivania su cui era posato, e il pavimento pareva avere la ferma intenzione di seguire la stessa sorte, assieme a ogni altra cosa circostante. " Merda, qualcosa é andato storto." I due ricercatori pensarono simultaneamente la stessa cosa, e nessuno dei due sembrava preoccuparsi minimamente del fatto che il loro programma di compressione dati stava zippando (ammesso che ciò che stava accadendo fosse questo) tutto quel che lo circondava. Dopo un attimo di buio, uno dei due si ritrovò in quella stanza stranamente arredata, a fissare il tizio seduto su una poltrona di vimini. Questi da parte sua spostò lo sguardo sulla finestra alla sua destra, l' altro fece altrettanto... Fuori, se non fosse stato per quella stellina in alto a sinistra che lampeggiava quasi a imitare un cursore, si sarebbe detto che non c' era nulla, tanto era nero. " Che mi venga..." Posò il panino nel piatto, si alzò, e ando a mettersi di fronte al vetro per scrutare il vuoto... restò immobile per qualche istante, poi si voltò a guardare in faccia l' ospite inattesto che, preda di un sentimento a metà tra la vergogna e la rassegnazione, se ne uscì finalmente con un: " Well, the Lord, I presume..." * (" Beh, il Signore, presumo..." )
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Ciao, Melkor
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