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Alla fine Lewis oscurò Tolkien

 
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Alla fine Lewis oscurò Tolkien - 2005-12-21 19:19:28   
Aredhel


Messaggi: 1485
Primo ingresso in Numenor: 2004-03-23
Da: Nan Elmoth
Status: offline
Pubblico qui un articolo apparso il 18 dicembre su La Stampa e che mi sembra abbastanza interessante vista l'uscita imminente del film le Cronache di Narnia..
Se avete la pazienza di leggerlo..
 
 
 
TRA MITI PAGANI E VIRTÙ CRISTIANE: LE VITE PARALLELE DEI DUE SCRITTORI DI SAGHE FANTASY

Per vent'anni insieme sorseggiarono birra, cercarono Dio, inventarono avventure di eroi coraggiosi. Poi le gelosie li divisero.

Chissà se C. S. Lewis sarebbe contento di questo nuovo successo, targato Hollywood? Di una moltiplicazione dei pani e dei gadget legata alle sue Cronache di Narnia? Probabilmente no. Pur essendo stato baciato in vita da grande notorietà, lo scrittore irlandese credeva che la fantasia non si potesse inquinare troppo con la realtà e con il mercato. Negli anni 60 aveva scritto a un produttore della Bbc che approvava la riduzione radiofonica della sua saga ma non voleva saperne di finire in tv (negli anni 80 ci finì lo stesso). Gli animali antropomorfi, diceva, se escono dalle pagine della narrativa per diventare visibili «si trasformano in una buffonata». I cartoni animati erano un'altra cosa. Ma il giudizio su Disney era inequivocabile: un genio, purtroppo volgare. In quella bocciatura della tv c'era sì il timore verso la povertà degli effetti speciali di allora, ma anche lo snobismo del letterato oxfordiano verso la trivialità della comunicazione di massa. E non certo alimentato dal furore comunista dei francofortesi, perché la sua devozione al cristianesimo era virulenta e insospettabile. Clive Staples Lewis, detto «Jack», nacque nel 1898 a Belfast in una famiglia protestante. La madre morì quando aveva 9 anni. Lasciandogli un'incolmabile nostalgia per l'infanzia perduta, perché il padre rude, e il fratello, poi tramutatosi in ubriacone, non gli garantirono il calore che bramava. Nei college, nel fascino pagano degli autori classici, germanici, anglosassoni, nell'occultismo e nella filosofia ermetica trovò spunti sufficienti per abbandonare il «pesante fardello» della fede e smise di essere cristiano. Fu nella laica Oxford che ritrovò Dio. E fu grazie al gioioso calore d'una stramba combriccola intellettuale. C. S. Lewis ottenne nel '24 un incarico per insegnare Lingua e Letteratura inglese al Magdalen College. Con i suoi abiti sformati, i larghi pantaloni di fustagno, e soprattutto la sua schietta generosità, richiamò l'attenzione d'un altro medievista, JRR Tolkien. Insieme animarono un piccolo cenacolo che si riunì per vent'anni nelle stanze del college o in un pub per bere birra (l'«Eagle and Child Pub» conserva ancora il loro angolo abituale), fumare la pipa, esercitare humour sulla vita accademica, chiacchierare di letteratura. Un gruppo rigorosamente maschile e impermeabile al fascinoso disturbo delle femmine. Si chiamavano gli Inklings, da «Ink», inchiostro, e «Inkling», sospetto. Parlavano dell'Edda e delle saghe guerriere. Si leggevano a vicenda ciò che scrivevano, talvolta si elogiavano, spesso si stroncavano. E ognuno vedeva poi se fare tesoro delle critiche amiche. Annoiati dai libri moderni, s’infilarono in due monumentali saghe parallele e fantastiche: Lewis da prima scelse lo spazio, per la trilogia del Pianeta silenzioso; Tolkien scelse un Medioevo inventato, per il Signore degli anelli. Lewis era affascinato da Balder, il dio norreno della luce, bello, giovane, vitale, ucciso con il vischio. Il cattolico Tolkien suggerì che anche il cristianesimo è ricco di miti, solo che in Cristo, nel suo martirio e nella sua resurrezione, il mito diventa realtà. Lewis se ne convinse, diventò prima un vago teista, poi un fervente anglicano. Ma non passò mai dalla parte di Roma, come l'autore del Signore degli anelli aveva sperato. Lewis raccontò la sua conversione in un libro molto bello - prematuro per Tolkien -, The Pilgrim's Regress, per riferirsi a The Pilgrim's Progress del secentesco puritano John Bunyan. E divenne uno dei più popolari apologeti cristiani. Time gli dedicò una copertina. Tolkien, con un malcelato sprezzo, perché l'amicizia col tempo si raffreddò complici gelosie, incomprensioni, mogli (l'ultima riunione degli Inklings fu nel '49), lo definì «teologo per tutti». Il loro modo di vivere la fede era quasi opposto. Il cattolico Tolkien la viveva in modo personale, silenzioso, frequentava la messa quasi ogni giorno, pregava, era devoto dei santi e soprattutto dell'Angelo Custode. Lewis invece voleva convertire, partecipava a conferenze, trasmissioni radiofoniche, pubblici incontri, attaccando l'ateismo, il comunismo, il laicismo invasivo, lo statalismo. Tolkien generò quattro figli. Lewis neanche uno. Sulla ferrea misoginia degli Inklings è stato detto e scritto molto. Così come sulla vita di Lewis, autore tanto amato quanto discusso. Nuove biografie scavano nella sua vita sentimentale ed erotica, arguendo un po' di tutto, dall'impotenza alle fantasie sadiche. Di certo non c'è niente. E la verità, probabilmente, è a metà strada tra l'agiografia e lo scandalo. Per anni rimase impantanato in un misterioso fidanzamento con Janie Moore, 26 anni più anziana di lui. Poi s'innamorò di una fan americana, Joy Gresham, poetessa. Lei gli scrisse, venne a trovarlo, quindi mollò il marito e si trasferì in Inghilterra con i due figli, convincendolo a sposarlo nel '55. Fu un grande amore, che riscaldò gli anni in cui Lewis immaginava le ultime avventure di Narnia, ormai trasferito a Cambridge. Fu anche tragico, perché lei s'ammalò di cancro alle ossa e morì nel '60. Attenborough ne fece un film lacrimoso, Viaggio in Inghilterra, con Anthony Hopkins e Debra Winger (Joy, nella realtà, era assai meno fascinosa). Il privato di Lewis talvolta viene messo in discussione. La sua scrittura - come dimostrano le milioni di copie vendute dei libri, i fan club, i siti Internet - no. Come autore fu multiforme e prolifico. Saggista, polemista, filologo. S’occupò di fantascienza. Pubblicò bellissimi scritti cristiani, su fede, amicizia, dolore, castità. La sua opera più famosa è, ovviamente, Cronache di Narnia, perfetto esempio di fantasy teologico (Narnia deve la sua origine all'antica città di Narni, sull'antica via Flaminia, estremo baluardo posto alla difesa di Roma), dedicato a Lucy, figlia d'un amico di Lewis malata di sclerosi multipla. La storia racconta le avventure dei fratellini Pevensie che entrano attraverso un armadio magico in un modo paradisiaco ma fragile, perché minacciato da una strega. I sette libri, scritti tra il '50 e il '56, riboccano di creature meravigliose, battaglie, magie. Il tutto intriso di forti allegorie cristiane, il duello tra bene e male, il sacrificio e la resurrezione del Leone-Cristo, la sconfitta dei demoni. Fino alla conclusione della saga, ben diversa dal film hollywoodiano che porta sullo schermo solo il capitolo del Leone, la strega e l'armadio. Nell'ultima pagina, Lucy è preoccupata di dover lasciare il mondo favoloso, dopo oltre mille pagine di avventure. Aslan la tranquillizza: «C'è stato un incidente ferroviario, voi e i vostri genitori siete morti». Terribile? Niente affatto. Perché «la lunga notte - dice Aslan perdendo finalmente il suo aspetto da Leone - è finita: inizia il nuovo giorno. Il sogno è terminato e questo è il momento del Grande Risveglio». È la beatitudine della vita eterna, quella in cui ogni cristiano crede davvero. Facile dunque spacciare le Cronache di Narnia per un film militante del cristianesimo, nell'era dello scontro di civiltà. Elementare che i teocon e gli integralisti americani l'abbiano sposato con la virulenza che li contraddistingue. Finalmente dopo tanti cartoni politicamente corretti, con eroi meticci che non scontentassero nessuno nel vasto mondo, un leone con cuore e coraggio da crociato. Ma Lewis, anche qui, sarebbe contento di questo arruolamento? Probabilmente no. E non solo perché la sua raffinatezza intellettuale europea mal s'attaglia alla rozzezza degli integralisti cristiani da Far West. Basta leggere il bellissimo saggio in fondo al ponderoso volume Mondadori, Tre modi di scrivere per l'infanzia, per convincersene. Lewis scriveva per i bambini (che invero non amava granché) e per gli adulti assetati di candore e stupore, perché adorava la fantasia e l'immaginazione, ed era anche lui, ultracinquantenne, afflitto dalla ben nota sindrome di Peter Pan. Credeva che l'Isola che non c'è fosse raggiungibile. Se hai solo la fantasia, la puoi abitare per un po' nei romanzi. Se possiedi anche la fede, l'avrai in dono per l'eternità. Sapeva che per affrontare la modernità (allora c'era ancora l'incubo della guerra fredda e della perfida «polizia sovietica», tanto per non lasciare dubbi sulle sue convinzioni), i giovani sarebbero stati più preparati se avessero letto gesta di eroici cavalieri. Sognare con l'Odissea, La tempesta, Il serpente di Uroboros, o la Bibbia, era una specie di esercizio spirituale. Seguire paradisi materiali o grotteschi salvatori del mondo era invece una banale fesseria. Quando «si sogna a occhi aperti su storie di milionari, bellezze irresistibili, grandi alberghi, spiagge sotto le palme, gente che va a letto insieme», la «fantasia è malata». La gioia della fede costa fatica. Non si sposa con i denari, la modernità edonista, la corruzione, la menzogna. Basta saperlo, quando c'è da smascherare i nuovi, finti, paladini della cristianità. Cavalieri a parole, nani nei fatti.


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Messaggio #: 1
Alla fine Lewis oscurò Tolkien - 2005-12-21 21:34:01   
Tinuviel

 

Messaggi: 6
Primo ingresso in Numenor: 2005-12-21
Status: offline
Molto interessante, grazie Aredhel.
Di alcune cose ero a conoscenza, leggendo la vita di Tolkien e di Lewis, la loro vita fu colma di tante esperienze, io non parlerei di gelosia tra di loro ma di cammini e di modi di pensare diversi, due grandi scrittori che hanno saputo creare molto con pura e semplice fantasia.

(Risposta a Aredhel)
Messaggio #: 2
Alla fine Lewis oscurò Tolkien - 2005-12-21 22:01:57   
GwendydD


Messaggi: 2993
Primo ingresso in Numenor: 2002-07-09
Da: fiiiirenzeeee
Status: offline
bello! molto interessante, aredhel, grazie


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(Risposta a Tinuviel)
Messaggio #: 3
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