morgengabe
Messaggi: 12
Primo ingresso in Numenor: 2003-08-15
Status: offline
|
Sicuramente in altre occasioni avete parlato dell’argomento in questione, tuttavia essendo io nuovo qualche riflessione vorrei farla, soprattutto per avere la possibilità di conoscere l’opinione di altri appassionati come me, e per vedere attraverso un’ottica nuova cose che secondo me hanno una certa forma. Cosa ne pensate del film di Peter Jackson de “The Lord Of The Rings†in particolare le “Le Due Torriâ€? Sicuramente bisogna dare atto che di coraggio ne hanno avuto. Sceneggiare, realizzare e produrre un’opera mastodontica, e non parlo solo della storia in sé, non è cosa da tutti; soprattutto sapendo che sarebbero finiti inevitabilmente nelle fauci degli appassionati. Questo è il punto di partenza dal quale partire se vogliamo criticare o elogiare quanto realizzato. E’ vero che di “effetti speciali†ce ne sono stati, anche di sbalorditivi (vedi Gollum…), un cast ad hoc, scenari mozzafiato…ma cosa ne pensa chi dell’opera di Tolkien aveva una certa idea, una certa emozione? In proposito ho cercato di rispondere non come “navigato appassionatoâ€, perché pochi possono essere tali vista la mole di scritti e complessità d’ingegno sul quale le opere del professore inglese si poggiano, ma come “semplice appassionatoâ€, uno che nella rilettura riscopre la bellezza delle descrizioni come se fosse la prima volta. E’ certo che questo film, come tanti altri tratti da opere illustri, hanno il merito di far incuriosire il telespettatore all’opera letteraria; quello che, senza alcuna vergogna, è accaduto a me con il primo film; dopotutto il cinema è una fonte di cultura. Il problema è quando il lettore diventa telespettatore: pretende che nel film siano riflessi i suoi pensieri, le sue attese, in una parola vorrebbe che fosse il suo film; e spesso quando il percorso di arrivo è questo il lettore rimane inevitabilmente deluso. Dico inevitabilmente, anche con il rischio di apparire retorico, perché la lettura di un buon libro non può mai essere paragonata ad una sua rappresentazione cinematografica, teatrale e quant’altro. Alla luce di questo è inevitabile ridimensionare le attese del pubblico al film in questione, ed analizzarlo in una ottica diversa. Il primo film, “La Compagnia Dell’Anelloâ€, è stato certamente più fedele al testo; nella preparazione alla storia, nella descrizione della poliedricità della Terra-di-Mezzo, nella rappresentazione dei sentimenti di alcuni personaggi: Bilbo, Frodo, Gandalf, sono per citarne alcuni. Francamente eccellente la ricostruzione di Gran Burrone e di altri luoghi descritti nel libro. Di tagli ce ne sono stati molteplici e da quanto ho potuto leggere molti non hanno perdonato l’esclusione di Tom Bombadil, il custode millenario della Vecchia Foresta, o ancora si è criticato l’appiattimento di Peregrino Tuc e Meriadoc Brandibuck, così come critiche, sono piovute sul personaggio di Arwen; di esempi se ne possono fare ancora molti. Ora, però, occorre riflettere su alcuni inevitabili limiti a cui va incontro una pellicola. Il primo film ha una durata di 170 minuti, tutte le vicende dei protagonisti, per quanto importanti nell’economia del libro, le stesse possono non essere efficaci nel film ai fini sia del tempo sia di un pubblico non conoscitore dell’opera. La scommessa si gioca su due tavoli: il primo e di accattivare il grande pubblico, che come si sa vuole essere stupito a tutti i costi (sic!); il secondo è di imbonire chi la storia la sa, e la sa bene…! Così il “piccolo pubblico†si è trovato davanti a molti dialoghi tratti proprio dalla mano di Tolkien, una raffigurazione dei sentimenti dei personaggi principali, e ancora, una riproduzione delle atmosfere tipiche del libro, grazie a due bocche di fuoco quali Alan Lee e Jonh Holm, che a qualcuno non dicono niente mentre ad altri tutto il contrario. Al “grande pubblicoâ€, invece, è stata data la storia d’amore fra l’eroina del momento Arwen e Aragorn, la comicità dei due Hobbit e di Gimli, una scorrevolezza di fondo eccessiva e quant’altro. Non dimentichiamoci che chi produce i film pretende il riscontro nei botteghini, quindi vuole attirare gente, ed è pure normale se pensiamo ai milioni di euro che si spendono; l’industria Holliwood è sempre in attivo…. Tirando così le somme, nonostante le critiche scucite a mezza bocca, La Compagnia Dell’Anello ha stancato per la sua lunghezza un certo numero di spettatori (parlo per bocca dei “criticiâ€), e ha esaltato un certo numero di lettori. La stessa cosa si può dire de “Le due Torriâ€? Guarda caso, il grande pubblico ha apprezzato di più, mentre gli appassionati sono rimasti ulteriormente perplessi. Come spiegare questo? La sensazione che ho avuto è che le leggi di Holliwood nel secondo film sono state più pesanti; è vero che l’intera trilogia è stata girata contemporaneamente, ma se nel primo film si è imbonito l’appassionato, a questo, nel secondo, si è chiesto un favore: quello di tollerare alcune sequenze mostruose. Aragorn nel burrone dopo la battaglia con i “mannariâ€?!? Gli stessi mannari…!!! Quasi fosse il Rambo della situazione, e a poco sono valse le piccole perle, sempre nella famigerata scena, quali il salto a cavallo di Legolas che certamente erano lì quasi a chiedere scusa di uno strappo tanto, troppo, evidente. Tipica della mentalità cinematografica di largo consumo, incapace di aspettare, è l’anticipazione della sorte di Aragorn e Arwen. Francamente mi sento di scusare come il film si è chiuso; come lunghezza letteraria Le Due Torri si collocano subito dopo La Compagnia Dell’Anello ma innegabilmente sono più dense di avvenimenti, quanto meno tessono tre vicende differenti sia pure legate da un unico filo conduttore. La storia del libro de Il Signore Degli Anelli è avvezza a spezzettamenti, lo stesso Tolkien subì, suo malgrado, la divisione in tre libri dell’opera: “…Troppo lunga!†gli dicevano. Tuttavia se giudicato nel complesso, chiudendo un occhio qui, chiedendone due lì, il film regge. Regge perché poteva essere fatto veramente peggio, e quando dico veramente con la mente vado alle varie trasposizioni video di libri celebri; volendone citare uno a caso direi il film “Duneâ€, regia di David Lynch del 1984, tratto dall’omonimo libro di Frank Herbert. La qualità complessiva, rimanendo sempre nel seminato del lettore, è buona, non nego che io ho rivisto durante il film alcune sequenze così come le avevo immaginate durante la lettura: per dirne una, il combattimento tra Gandalf e il Balrog a Moria nei pressi di Khazad-Dum, sul grande schermo è molto coinvolgenti. La pellicola ha anche il merito di prendere posizione su diatribe annose che hanno occupato le serate degli appassionati, mi riferisco in particolar modo alla figura di Gollum e alla sua rappresentazione fisica, egli è coperto di soli stracci che gli cingono la vita, così come l’autore ne Lo Hobbit sembrerebbe, a detta di alcuni, l’abbia immaginato. Come vedete di valutazioni se ne possono fare tante, forse perché il film porta sul video un romanzo epico, così mi piace chiamarlo, che ha fatto la storia della letteratura mondiale e che nulla ha da invidiare (è la mia opinione), ai romanzi epici della storia della letteratura. L’Odissea, l’Eneide, L’Orlando Furioso ecc. sono opere che hanno avuto fortuna grazie ad un’architettura letteraria imponente e preziosa; sono nate dalla penna di illuminati e provengono da una tradizione consolidata, ma soprattutto, hanno il merito di essere la sintesi per una nuova tesi, un nuovo punto di partenza, un punto di riferimento, un nuovo modello. Sono tutti elementi che “Il Signore Degli Anelli†possiede, ma questa è un’altra faccenda che richiede opportune valutazioni e forse proprio perché queste valutazioni non sono così conosciute e riconosciute, anche un film può essere utile ad avvicinare tutti alle opere di J.R.R. Tolkien; dopotutto anche il cinema è cultura.
|