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giudizio complessivo su SdA dopo l'ultimo film

 
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Mae Govannen Guest
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giudizio complessivo su SdA dopo l'ultimo film - 2004-01-24 12:53:37   
morgengabe

 

Messaggi: 12
Primo ingresso in Numenor: 2003-08-15
Status: offline
Quello che segue è un piccolo giudizio complessivo sulla Trilogia cinematografica de " Il Signore degli Anelli". Non c'è nulla di particolare, ma se non avete visto il film comunque vi lascio un po' di spazio così non vi anticimo nulla...
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Ed infine è giunto anche “Il Ritorno del Re”. Vi confesso che un po’ mi dispiace, ero ormai abituato all’attesa annuale del film del SdA.
E’ chiaro che a questo punto alcune valutazioni, forse anche troppo a caldo, è necessario farle, anche perché se n’è parlato tanto e se ne parlerà ancora.
In un’altra occasione sono intervenuto sul problema e interessanti spunti di riflessione da parte di molti di voi mi hanno suggerito di riflettere ed attendere che la trilogia cinematografica fosse conclusa prima di giudicare in prospettiva il lavoro di Peter Jackson.

A me è piaciuto…metto subito le mani avanti. Mi è piaciuto perché mi sono ritrovato nelle ambientazioni, nelle atmosfere, nelle emozioni, nelle attese e perché chi ha fatto il film ha avuto coraggio. Di critiche ne sono cadute copiose, ma se permettete, è il destino di grandi pellicole, pellicole destinate ad entrare nella storia del cinema e per le professionalità adoperate e per le storie che trattano. Se non fossimo qui a criticarle di Tolkien non ci interesserebbe nulla.

I film di grande distribuzione, chiaramente, sono destinati ad un pubblico il più vasto possibile e in particolare il film de il SdA si rivolgeva a due categorie di spettatori: gli appassionati del libro e il pubblico in generale. Jackson e gli sceneggiatori camminavano su un terreno minato, una lama di rasoio e quindi sulle “scelte”, il regista, si è giocato la camicia. Se in Matrix la scelta tra 1 e 0 è l’unica alternativa, per Peter Jackson ci sono una miriade di numeri tra l’uno e lo zero (mi si passi il paragone) che gli permettono di muoversi tra una posizione e l’altra.
Ho sempre pensato che le opere di Tolkien sono un capolavoro della letteratura del 900 e che hanno avuto sempre troppo poco spazio nei “salotti intellettuali” perché considerate opere per bambini (come se questo fosse un difetto!) o troppo fantasiose per essere apprezzate dall’intellegentia ; sta di fatto che sono il capostipite di un genere fortunato e caposaldo delle letture di un’intera generazione. Pertanto, sicuro di non essere smentito, l’opera di Tolkien è da considerarsi Unica. Convinto di questo sono altrettanto convinto che un film, per quanto ben fatto, non avrebbe neppure lontanamente potuto eguagliare il libro da cui è stato tratto per motivi che sono evidenti e che non sto qui a ripetere. Questo teorema può essere smentito per tante altre pellicole, per tanti altri films, ma non per “ Il Signore degli Anelli”.
Ora, dopo la “fiera” di ovvietà, si tratta di stabilire quanto il film è stato rispettoso del libro.
Immaginiamo che un “purista” (tra l’altro brutta parola perché presume un’intransigenza a priori) fosse stato incaricato di scrivere la sceneggiatura; è facile prevedere il sudore sulle sue carte. Probabilmente egli considererà ogni pagina preziosa, ogni episodio unico e funzionale alla storia stessa; la forbice certamente non sarebbe il suo strumento preferito, e la ricetta che verrà fuori sarà un minestrone che tende all’onnivora compressione; il risultato? La storia sarà inevitabilmente, come minimo, pesante. Si badi! Non ho detto che il SdA è pesante….Sto dicendo che il genio di Tolkien avrebbe dovuto trovare un simmetrico genio della sceneggiatura se le nostre aspettative fossero state quelle di trovarci di fronte un film…geniale. Capisco! Anch’io con tutti questi “geni” sto facendo un po’ di indigestione, ed è per questo che i geni sono pochi, e nel nostro caso ce n’è solo uno: Tolkien.
Continuiamo con il nostro sceneggiatore “purista”. Ammesso che fosse riuscito a trascrivere una sceneggiatura frutto di un travaso del libro, in sostanza un riassunto ben fatto, non credete che qualcuno, legato a questo o a quel personaggio, escluso o ridotto, si sarebbe sentito defraudato di un pezzetto della storia? E poi dopo tutto sarebbe stato comunque un riassunto.
C’è, però, un altro aspetto da non sottovalutare. Il SdA esiste e sopravvive grazie ad una sua luce che lo ha reso splendido nel corso degli anni, ma è anche vero che vive anche di una luce riflessa, trasmessagli dalle due opere che, quanto ai fatti narrati, lo precedono. Si tratta, come sapete, de “Lo Hobbit” e del “Silmarillion” due opere propedeutiche. Personalmente quando ho finito di leggere il SdA, molte domande non trovavano risposta, e la sete di saperne di più mi ha spinto ai libri in questione. Solo dopo la loro lettura, l’organicità e la complessità di Tolkien cominciava a prendere forma e il SdA veniva arricchito da un’altra musica. Se la sceneggiatura del film si fosse limitata a trasporre il libro, a vedere la pellicola saremmo andati io e gli Ilquelin, gli unici a capire quello che vedevamo. La prova? Chiedete a chi il Silmarillion non ha letto se l’ultima scena del “Ritorno del Re” l’ha capita….
In verità si può discutere fino a notte dei pro e dei contro del film, ma c’è un altro argomento che avvalora la mia tesi. Quando qualcuno scrive ha nella mente degli obiettivi che intende raggiungere attraverso la narrazione, in poche parole ha nella mente quella che comunemente si chiama “morale dell’opera”. Anche se uno scrittore apparentemente non vuole dare morali, in realtà si limita solo a celarle e si rimette ai lettori quanto alla loro cristallizzazione; questo non è il caso del SdA, dove le morali (uso il plurale volutamente) sono evidenti e fortissime. Si tratta di morali portatrici di valori a fondamento della società odierna e che in tutti dovrebbero essere presenti (ricordiamoci che Tolkien ha nella mente come propria platea anche un pubblico molto giovane): l’amicizia, il coraggio, la lealtà, la speranza, il rispetto della natura, la negazione assoluta del male e l’avvertimento di quanto questo sia abile a corrompere l’uomo, eccetera.
Il film è riuscito a far trasparire tutte queste morali, quindi è stato rispettoso assolutamente del libro, al di la dei singoli episodi che sono e rimangono uno strumento di narrazione. E’ per questo che credo che Tolkien non si sia “rigirato nella tomba”, non ne aveva motivo; le sue idee, i sui fini, sono stati rispettati.
Il film non poteva oggettivamente bissare l’opera nei suoi contenuti narrativi, ma ci è andata vicino nelle finalità ed è questo quello che conta. Alcuni personaggi sono stati “stuprati” (mi riferisco a Faramir in particolare), alcuni episodi sono stati aggiunti dal nulla, altri, invece, omessi nella loro totalità, ma tutto questo era inevitabile se volevamo un film comprensibile e piacevole per tutti. Se invece avessimo voluto un film solo per gli appassionati ci saremmo illusi di poter avere una pellicola che fosse l’improbabile trasposizione di un’opera complicata, lunga, impareggiabile.
Jackson e gli sceneggiatori hanno ottenuto un risultato buono e condivisibile, prendendo a quattro mani qualcosa che nessuno aveva fatto prima, con coraggio (ricordo che la New Line prima del SdA stava per chiudere bottega), rispetto dell’autore dell’opera e degli appassionati. In proposito, secondo me è apprezzabile lo sforzo, nel dvd speciale, di spiegare le scelte per aver scelto questa soluzione anziché un’altra. Chiaramente poteva essere fatto meglio, ma poteva essere fatto peggio; pensate a quei film con tanti soldi e poco cervello che circolano oggigiorno, è un rischio che abbiamo corso. Invece il film del Sda di Peter Jackson passerà alla storia del cinema insieme a pellicole illustri, e sarà ricordato come il film tratto dal libro “ The Lords of the Rings” di J.R.R. Tolkien, motivo in più per andarlo a leggere.


morgengabe
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