Jareth
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Primo ingresso in Numenor: 2002-11-03
Da: Il Castello nel centro del Labirinto.
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quote:
Però lasciati dire che dipende anche da come si esprime un'opinione. Tu Garko e Gassman li hai massacrati, e in quell'accanimento io ho trovato da scherzare. Ok? Ok, pace fatta. Però lasciati dire anche tu una cosa. E' un particolare molto "tecnico" che però riguarda la comunicazione in generale.. e la gestione non violenta di un conflitto E' completamente OT ma forse torna utile, di certo più utile che discutere di attori :p Il primo passo verso l'escalation di un conflitto interpersonale è l'attacco diretto. Tutti, quando ci sentiamo minacciati, reagiamo. Quasi sempre lo facciamo con violenza, che può essere rivolta verso noi stessi (il silenzio, una rinuncia..) o verso gli altri. Mantenere il confronto su un piano diverso dall'attacco diretto è il primo passo da fare per evitare che il con-fronto diventi un con-flitto. La dinamica di questi ultimi insegna che una volta avviatane la spirale (escalation), spesso è impossibile tornare indietro o riprenderne il controllo. Allora è meglio cercare di disinnescare la bomba prima che scoppi. Il nostro caso è perfetto per fare un esempio. Premetto che non sto assolutamente esprimendo giudizi su cosa è successo, ma cerchiamo di vedere i fatti: - io ho "massacrato" due attori che evidentemente piacciono ad altri, e ho usato sarcasmo, ironia, qualche frecciata "violenta". Ovviamente, e nel contesto ci poteva stare, la mia idea era provocare una reazione; - ci sono state alcune risposte, chiaramente, diverse tra loro. Una però mi ha toccato sul vivo, perchè era più personale (Ti ci mancava [...] e avresti completato..." In questo momento, il confronto si è spostato da un piano oggettivo (due o più interlocutori parlano di un argomento terzo), a quello soggettivo (si inizia a parlare degli stessi interlocutori). Prima che qualcuno me lo faccia notare, è esattamente quello che faccio anch'io con il famoso NCUDC - che però è diverso dal dare del cretino a qualcuno, perchè è un.. attacco limitato a un solo argomento - poi ho reagito precisando alcune cose personali: per me questa reazione è stata dovuta ad un "attacco". Stavamo parlando anche in modo forte di attori, un argomento a caso, e ad un tratto mi sono trovato a parlare di me Questa, si studia, è la reazione più immediata e più naturale. Quando siamo di fronte a un pericolo (e una "attacco", anche solo verbale o interpersonale, scatena reazioni istintive simili a quelle legate a un pericolo reale), il nostro primo istinto è di eliminarlo andando alla causa. Nei rapporti tra persone, questo scatena l'aggressività , anche verbale. - il conflitto di fatto è salito di livello quando ai (presunti) attacchi contro "di me" ho reagito con altri attacchi (diciamo, contro le donne in generale). La successiva reazione di Erebel, ferita e nello stesso tempo di reazione aggressiva, è stata il culmine del conflitto. Questo è un caso classico di come succede in questi casi. Dopo quella reazione ce ne sarebbe potuta essere un'altra, e poi un'altra, e via dicendo, con il livello dello scontro sempre più alto. Non è certamente banale riflettere sul ruolo basilare che i malintesi hanno in questo genere di cose. Infatti non è necessario che un attacco sia concreto, per scatenare la nostra reazione. Basta anche solo la percezione di esso. Per ora, non mi dilungo oltre sul punto, perchè sarebbe una trattazione molto complicata (e in fondo siamo OT). - infatti il conflitto è stato "disinnescato" dall'intenzione comune di chiarire i malintesi, capirsi, abbassare i toni. Ma spesso le cose non vanno così. Ci sono tanti passi successivi da seguire per un approccio non violento alla gestione dei conflitti interpersonali (e ci sono tanti libri, e corsi, sull'argomento. Se vi interessa vi consiglio una bibliografia essenziale), ma in generale i primi possono essere: - raggiungere una consapevolezza del problema, ovvero la fase "ah sì? prima facevo in quel modo.. e non me ne rendevo neanche conto" - per limitare i propri comportamenti "aggressivi" (o presunti tali), fare affermazioni riferite a sè stesso (io sono, io penso, io credo...), limitate nella portata (in questo caso, per quanto riguarda questo, in questo momento..) e costruttive (invece di "non riusciamo proprio a capirci", "credo che dovremmo parlarne ancora, per arrivare a capirci" - NON fare affermazioni riferite direttamente ad altre persone (tu sei, tu credi, tu sbagli, tu non capisci), e chiedersi quando queste possono essere interpretate come aggressive. In questo caso i commenti potrebbero essere "mi sembra che..", "non ci siamo capiti", "non mi sono spiegato", "non sono d'accordo", centrando l'affermazione su di sè e non sull'altra persona, oppure su un oggetto percepito come terzo, e quindi più emotivamente neutrale (questa cosa non mi piace, questo mi ferisce, questo per me è un problema). Non sono sottigliezze, questi accorgimenti buttano letteralmente acqua sul fuoco delle relazioni personali, e servono a tenere bassa la tensione. Quando c'è un conflitto con altre persone, il nostro primo istinto è di "eliminare" la minaccia "eliminando" l'interlocutore.. se ne distrugge la credibilità ("ma tutti sanno che non capisci niente di cinema" :P ), le argomentazioni (quello che dici non ha senso), o direttamente la persona (sei un cretino, non capisci niente, ma stai zitto). Questo può portare all'impressione di un successo nello scontro, non elimina di certo il problema, che rimane sullo sfondo. E la violenza ricevuta, viene avvertita, elaborata, e genera inevitabilmente altra violenza... E' un argomento di studio molto interessante.. e molto, molto utile molto inutile Jareth
< Modificato da Jareth -- 2004-11-29 13:34:23 >
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