Cronos
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Primo ingresso in Numenor: 2002-07-09
Da: Valimar
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ORIGINAL: Frankifol Riguardo all'essere classicheggiante del primo lo avrai notato sicuramente. Tema del ragazzo di campagna catapultato verso destini incredibili, fuga dal tetto natio, tematica della guida, gruppo di viandanti che si divide, protagonista che vorrebbe non fosse successo niente...insomma, le solite cose di tolkieniana memoria. Ecco si esatto, è proprio questo che ha reso la lettura del primo libro, da parte mia, poco entusiasta. Il tema del viaggio è un classico della fantasy, abbastanza consueto, per non dire scontato. Lo schema classico è: - accade un evento straordinario - un gruppo di avventurieri si forma e parte per un viaggio finalizzato all'evento - la storia finisce quando il gruppo giunge a destinazione e risolve la quest In pratica leggendo pag.1 del 90% dei libri fantasy il lettore sa già che: - il protagonista per quanto umile è quello che risolverà la quest - qualche personaggio di contorno del gruppo morirà - il bene trionferà infine sul male, per quanti danni quest'ultimo possa causare Jordan mi sembra che almeno nel primo libro si allinei perfettamente a questo schema e forse proprio per questo motivo l'ho trovato un pò scontato. quote:
Personaggi spesso e volentieri grigi (non quanto martin, ma pur sempre grigi). I cattivi non sono "essenza di male" ma sono spesso umani mossi da ambizione, sete di vendetta e cosè così. I buoni invece spesso si ritrovano a dover fare dell porcate in nome della ragion di stato. Jordan introduce pure una nuova categoria di cattivi: quelli che fanno il male convinti di essere nel giusto, guidati da una certa ottusità di fondo. Si i personaggi "buoni" li ho trovati tutti ben caratterizzati. Poco approfonditi mi sembrano invece i rapporti tra loro. L'amicizia tra Rand, Mat e Perrin è data per scontata fin dall'inizio del libro. Il rapporto tra Rand ed Egwene non subisce evoluzioni nel corso del racconto, mentre quello tra Ninaeve e Lan esplode a fine storia senza una chiara motivazione. Insomma non lo definerei incentrato sui personaggi quanto più sugli eventi. I cattivi appaiono troppo brevemente perché possano essere definiti. Balzamon è il malvagio classico, il male finalizzato al male in quanto tale, un puro dogma. Una cosa che ho notato e quanta poca fantasia Jordan abbia messo nel definire i Trolloc, ovvia distorsione della parola "troll". Sono in pratica un rimescolamento di tutte le razze malvage della fanatsy classica: Al'ghol - ghoul Ban'sheen - banshee Dha'vol - diavoli Dhai'mon - demoni Dhjin'nen - djinn Ghar'ghael - gargoyle Ghob'hlin - goblin Gho'hlem - golem Ghraem'lan - gremlin Ko'bal - coboldi Kno'mon - gnomi Drakkar - draghi Certo poteva essere un pò più originale. quote:
Concezione della magia assolutamente innovativa. Completamente diversa da cose tipo il fuoco blu di brooks (che aborro....). Di magia ne ho vista poca nel primo libro, ma comunque mi sembra ben concepita. Soprattutto come dici non è plateale e appariscente come in altre saghe classiche. quote:
Jordan è un fisico nucleare, e la sua magia è tangibile e credibile. Avevo letto che era laureato in fisica, ma non che fosse un fisico. Questo comunque credo centri poco dato che la sua magia non è basata su eventi "fisici" bensì su una non ben precisata fonte a cui uomini e donne possono attingere per doti innate. quote:
Assenza di razze tradizionali. Niente elfi nani & co. Si è vero... però se guardi i cattivi il repertorio è quasi scontato. Per non parlare dei Myrddraal, che sono la copia sputata dei Nazgul di Tolkien. Hanno perfino la stessa caratteristica di incutere un'aura di terrore a chi gli si avvicina. quote:
Uno degli elementi per cui amo sta saga è però il poter osservare il sovvertimento di una società . [...] Da non sottovalutare l'esercizio del potere da parte dei personaggi. Jordan ottiene risultati epici. Ecco, purtroppo temo avendo letto solo il primo volume di non aver potuto apprezzare questi elementi della saga. quote:
Una delle fonti della ruota è dune. Quindi un ottimo spunto. I fremen e le bene gesserit (due delle chiamiamole organizzazioni meglio riuscite della letteratura fantastica), sono riprese e rielaborate da jordan in modo magistrale. Si mi ero accorto di questa similitudine fin dalle prime descrizioni delle Aes Sedai (Bene Gesserit) e del Drago Rinato (Kwisatz Haderach). La cosa però non è che mi ha entusiasmato molto. Un conto è cogliere e rielaborare lo stile unico dato da Frank Herbert a Dune, la sua introspezione dei personaggi, lo studio dei gruppi e delle società , i risvolti politici... un conto è prendere di peso elementi di background e riadattarli per la propria storia. Da questo punto di vista mi sembra che Jordan sia molto abile nel prendere tante cose già viste (Tolkien ed Herbert fra tutti) cambiargli nome e riproporle al pubblico fuori dal contesto per cui erano state concepite. E' per questo che non ho trovato molto originalità nel suo primo libro, benché la storia e i personaggi siano più che dignitosi. Personalmente mi aspettavo qualcosa di più innovativo, vista la fama di cui gode. Tolkien ed Herbert sono grandi scrittori soprattutto da un punto di vista stilistico, entrambi con una forte personalità . Jordan non sembra aver assolutamente ereditato alcuno stile da loro, si limita a trasporne qualche trovata di ambientazione. Né sembra possedere alcuno stile personale che lo caratterizzi. Ad esempio, vedo Martin molto più vicino sia a Tolkien che ad Herbert da questo punto di vista. Sembra aver imparato soprattutto da Herbert che un buon romanzo non è quello che spiattella semplicemente una storia, ma la vive dal punto di vista dei suoi protagonisti, mostrando al lettore i lati più reconditi del carattere dei personaggi e gestendo abilmente i rapporti che li legano, mettendoli in primo piano. In Jordan dopo aver letto 800 pagg. da lui scritte ancora non vedo uno stile, una personalità , un carattere. C'è una bella storia, bei personaggi, tutto secondo i canoni della fantasy più classica e impersonale. E' la stessa sensazione che ho avuto leggendo Brooks.
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Alla prossima...
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