Gilraen
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Primo ingresso in Numenor: 2004-02-09
Da: Hobbiton
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ORIGINAL: Haisonder Finchè ci annoi in questo modo .. continua pure così che va benissimo! "Ritorno ora da voi al mutare della marea" Eccomi qua ancora per annoiarvi un pò, questa volta vorrei parlare dei draghi e di alcuni tra i tanti scrittori che hanno dedicato loro opere, descrivendoli i vari modi. Il fuoco Eterno I draghi nella letteratura fantastica contemporanea I draghi occupano un ruolo di primo piano nella letteratura fantastica contemporanea e in quel particolare filone definito fantasia eroica. Uno dei padri della letteratura fantaeroica è Robert H. Howard che nel racconto Chiodi Rossi ne descrive le sembianze, un po’ diverse da quelle a cui siamo abituati dall’iconografia tradizionale: “ Dal macchione si sporse la testa d’un essere d’incubo e di follia. Le fauci socchiuse lasciavano snudare file e file di gialle zanne sgocciolanti; al di sopra della bocca, il muso grinzoso era quello d’un rettile. Gli enormi occhi, simili agli occhi d’un pitone ma ingranditi mille volte, fissavano i due esseri umani..Del sangue macchiava le labbra, flaccide e squamose, e d’un coccodrillo, s’innestava su un lungo collo a scaglie sovrastato da file di creste appuntite; il corpo, che schiacciava rovi ed arboscelli, era quello d’un titano, un torace gigantesco a forma di botte sorretto da zampe assurdamente corte. Il ventre biancastro sfiorava quasi il suolo, e la spina dorsale cresta era così alta che Cona avrebbe stentato a sfiorarla anche alzandosi in punta di piedi. Una lunga coda uncinata, come quella d’un colossale scorpione, si trascinava al suolo†Nel proseguo del racconto, il più famoso barbaro della storia della narrativa popolare smentisce la fama d’immortalità che circonda i draghi della foresta di Xuchotl, introducendo il tema del “punto vulnerabileâ€: “Se i vostri antenati avessero pensato d’intingere la punta delle lance nel succo velenoso delle “mele di Derketa†e li avessero colpiti negli occhi o nella bocca o in altri punti vulnerabili, avrebbero constatato che i draghi non sono più immortali dei buoiâ€. Ma la fonte narrativa più prodiga di riferimenti ai draghi è l’opera di Tolkien, e non poteva essere altrimenti, dal momento che il professore di Oxford ha saputo rinverdire i fasti del mito e ridefinire, così, le coordinate nella fantasia eroica moderna. Creatura di Morgoth, il principio del Male, il drago compare per la prima volta sotto il nome di Gluaurung: “ il primo degli Uroloki, i draghi infuocati del Nord, uscì nottetempo dalle porte di Angbadâ€, per essere sconfitto da Fingod principe di Hithlum. Sorte non dissimile occorre al suo successore: “Earendil uccise Ancagalon il Nero, il più forte della schiera dei draghi, precipitandolo dal cielo; e Ancagalon piombò sui torrioni di Thangorodrim, facendoli crollare. Poi il sole si levò e l’armata dei Valar (Non i nostri Valar) ebbe la meglio, e tutti i draghi furono annientatiâ€. Quanto alla descrizione fisica, alcuni “sono freddi com’è la natura delle bisce e dei serpenti, e parecchi di loro, dotati di ali, avanzano con velocità e fragore enormi; ma i più poderosi sono caldi, pesantissimi e lenti e certi vomitano fiamme e il fuoco guizza sotto le loro scaglieâ€. Per la descrizione psicologica ecco alcuni passi: “…e in loro l’avidità , la cupidigia e l’astuta cattiveria sono superiori che in ogni altra creatura†e “ possiedono astuzia e sapienza enormi, tanto che fra gli uomini da tempo si dice che chiunque assaggi il cuore di drago, conoscerà ogni lingua degli Dei e degli Uomini, degli uccelli e degli animaliâ€, sebbene pochi degli eroi che hanno osato tanto “ hanno potuto assaggiare il sangue e sopravvivere, poiché esso è simile a un veleno di fuoco che risparmia solo quelli dotati di forza più divinaâ€. Di volta in volta descritti come “serpenti di ottone†o “ serpi di fuocoâ€, i draghi Tolkieniana hanno il loro campione in Smaug, drago degli Ered Mithrin, il maggiore delle Terza Era della Terra di Mezzo. Devastò la città di Valle, scaccio i Nani dalle grotte di Ereboir, custodì per due secoli il tesoro loro razziato, fu abbattuto da Bard l’arciere nell’attacco a Esgaroth: “Tutto intero cade sulla città . I suoi ultimi spasimi la distrussero completamente in uno scoppio di scintille e schegge volantiâ€. Vale la pena notare con David Murray le affinità con il poema epico Beowulf: “ In tutte e due le opere, i draghi ci vengono descritti dapprima tranquilli, sdraiati sul proprio cumulo di tesori (il tesoro viene indicato nella letteratura nordica antica con una kinnign che tradotta significa “giaciglio di dragoâ€) fin quando un drago penetra all’interno della loro tana per rubare una coppa d’oro …entrambi i draghi esaminano attentamente il proprio tumulo per trovare tracce del ladro e sia il drago di Beowulf che Smaug aspettano che scenda l’oscurità per lanciarsi sulle campagne circostanti seminando fuoco e terroreâ€. Altre analogie le troveremo in molti altri autori, l’archetipo del drago custode di tesori, come nello Hobbit, lo descrive Raymond E. Feist nella saga di Riftwar, descrivendoci così l suo drago: “ Una testa grande quanto un carro di piccole dimensioni era poggiata sul pavimento ed era coperta da scaglie dorate della grandezza d’uno scudo; un lungo collo flessibile congiungeva la testa ad un corpo enorme che si estendeva nella penombra dell’immensa sala, e vaste ali erano ripiegate sul dorso, con la punta che sfiorava il pavimento. La testa era decorata da una cresta dall’aspetto delicato e punteggiata d’argento che separava gli orecchi appuntiti, il lungo muso era atteggiato ad un sorrisola lupo che esibiva zanne lunghe quanto spadoni a due mani e una lingua biforcuta saettava a tratti fuori dalle fauciâ€. Il suo nome è Thuagh ed è l’ultimo dei Draghi dorati, i soli che possedessero l’arte della magia, più antichi degli elfi e servitori dei Signori dei Draghi, decimati dalle guerre con uomini e nani. Stephen Lawhead è uno dei più accreditati continuatori dell’opera di Tolkien, per questo non poteva mancare un suo omaggio ai draghi nella saga del Re Drago. Lui invece di dilungarsi in dettagliate descrizioni, preferisce procedere per allusioni, rimandare ad un passato mitico, ridurre l’animale ai minimi termini dei suoi attributi esteriori: così Quentin diventa protagonista perché riesce , da semplice accolito del tempio di Ariel, ad assumere il leggendario titolo di Re Drago, così descritto:†Il Re Drago sedeva nel gigantesco salone del trono, vestito con i suoi abiti migliori, un mantello blu oltremare con le insegne del drago ricamate in oro, chiuso sa una catena e da una spilla con la forma del rettileâ€. Il Quentin si trasforma in drago simbolicamente, a somiglianza delle genti antiche che credevano di assumere i poteri delle fiere che uccidevano vestendone le pelli. Nel solco della fantasia eroica post-tolkieniana, il nome di spicco è David Eddings, nella saga del Mallorean, la perfida Zandramas è mutata per opera dello Spirito delle Tenebre in un orrendo drago, contro cui opporsi la Maga Polgara in forma di lupa: “La battaglia dei due mostri sembrava un incubo, il drago combatteva con il fuoco e la lupa con le sue terribili zanne. E poiché la lupa era immateriale, il fuoco del drago non aveva su di lei alcun effetto. Tuttavia, nonostante le sue zanne aguzze, non riuscivano a penetrare la pelle squamosa del drago…Nonostante le zanne della lupa potessero ferire il drago, la sua aura azzurra aveva potere speciale sull’avversariaâ€. L’elenco delle opere potrebbe continuare ancora a lungo, ma, fatalmente qualche romanzo meritevole finirebbe comunque per rimanere fuori da questa rapida disamina. Concludo con una recensione al libro di Umberto Cordier “Guida ai draghi e ai mostri in Italia†giacchè le parole di Mariella Bernacchi colgono lo spirito con cui tutti gli scrittori di cui abbiamo parlato e non, nel variare degli approcci e degli esiti stilistici, hanno affrontato il tema del Drago: “La dannazione e la distruzione del drago palustre demonizzato da parte del santo di turno è una testimonianza di come queste creature dotate di tutta maestà e di tutta la terribilità del sacro pagano, facessero parte di quella visione del mondo naturale come ricettacolo di magie e meraviglie, tipicamente celtico, che la romanità e la cristianità condannarono alla “damnatio memoriae†ossia alla cancellazione faziosa dal libro di ciò che è vero, realeâ€. Già , perché se ancora non si è capito, i Draghi esistono…..
< Modificato da Gilraen -- 2004-10-07 12:23:07 >
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